Mi trovo d'accordo con chi propone (anche se in alcuni casi con un inutile astio preventivo e con terminologie inutilmente violente) che si sospenda la parata del 2 giugno in occasione della festa della Repubblica Italiana.
Mi rendo conto che tra chi fa questa proposta, in mezzo a migliaia di persone che lo pensano e lo dicono con il cuore, c'è chi dei terremotati non è per nulla interessato ma ha trovato questo escamotage per fare penosa attività di pseudo opposizione o pseudo antipolitica. Ma tant'è, la proposta non perde un grammo del suo valore. Credo che la nostra per quanto disastrata nazione sia in grado di essere presente negli aiuti alle popolazioni, ai territori e alle forze produttive colpite dal terremoto e ugualmente fare la parata e sostenerne le spese. E' il valore del gesto simbolico, di travasare nel contenitore aiuti dal contenitore parata, anche se poi concretamente sono due capitoli diversi, i soldi, che rende valida e valorosa la scelta. E' nella scia della sobrietà, nell'immagine di una nazione che trova nella solidarietà e non nella ostentazione la sua cifra stilistica, nello stato (i militari sono Stato) che si sporca le mani e gli anfibi per i suoi cittadini, nella benzina non bruciata. Se già di suo si è accettata la parata come riappropriazione in seno alla democrazia dell'esercito visto e temuto a volte come un po' marginale ad essa, ora veramente, che pur non avendo più l'esercito popolare lo sentiamo più vicino, è opportuno che il suo valore venga speso e considerato sul campo. La sua assenza dai Fori Imperiali vuole essere non mancanza ma presenza, presenza in un punto più significativo.
Mi spiace presidente, io cittadino che la stima e nutre affetto per la sua grande figura, questa volta la critico e penso che Lei sbagli.
dal sito www.aista.it |
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