Un anno dopo la strage di Oslo e di Utoya. La Norvegia, una nazione dove vorrei vivere, uno dei posti più belli del mondo, la tappa dei viaggi più belli che ho fatto, dove ho lasciato un pezzo di cuore e che è in cima ai posti dove vorrei tornare, la nazione che ha reso legge il rispetto delle quote di genere nelle aziende private, che ha uno dei più ricchi fondi sovrani del mondo e che cerca di investire le sue enormi ricchezze rifiutando gli investimenti non etici.
Questo riporta l'ANSA di oggi:
E' un tuffo nell'orrore per
ogni norvegese la commemorazione delle stragi di Oslo e Utoya che oggi, ad un
anno esatto di distanza, il Paese scandinavo ha deciso di dedicare alle vittime
dell'estremista di destra Anders Behring Breivik. E' una nuova dolorosa
immersione nell'attacco più sanguinoso al cuore della Norvegia (la sua capitale
e la sua gioventù) dalla fine della Seconda Guerra mondiale, ma è anche
un'occasione per fare i conti con se stessa e con la sua concezione della
democrazia.
Un anno fa Breivik, 32 anni,
cresciuto in solitudine nell'odio contro l'altro - soprattutto se l'altro è
musulmano - deciso a impedire che "nel giro di pochi anni non vi fosse più
una sola ragazza norvegese bionda" come lui stesso ha detto al processo
terminato il 24 giugno, piazzò 950 kg di esplosivo davanti al palazzo del
governo nel pieno centro di Oslo. Poi, accertatosi che i suoi obiettivi più
ambiziosi si erano salvati, nonostante la morte di otto passanti e il ferimento
di altre decine, si rivolse verso il secondo target della sua impresa bellica:
l'isola di Utoya che ospitava in quei giorni 600 giovani laburisti.
Sull'isola, circondata dalle
cupe acque del nord tra scogli e anfratti, Breivik stanò decine di 'marxisti'.
Sessantanove morti e centinaia di feriti è il bilancio del massacro, un decimo
dei presenti.
due dichiarazioni tra le moltissime, che ho trovato in Internet:
il primo ministro Jens Stoltemberg: «Reagiremo con più
democrazia e umanità» - la parola d’ordine resterà “apertura”.
Bjoern Ihler, un giovane laburista sopravvissuto, ha detto alla
France Presse che anche «gli estremisti devono avere voce in capitolo per
evitare che si rifugino nella clandestinità. Dopo gli attacchi avevano promesso
maggiore apertura, e quindi ciascuno dovrà poter esprimere le proprie idee,
anche se estreme. Chi lo pensa può anche criticare l’immigrazione senza per
forza essere associato alle stragi del 22 luglio».
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