domenica 22 luglio 2012

22 LUGLIO 2011 - 22 LUGLIO 2012. UTOYA (NORVEGIA)


Un anno dopo la strage di Oslo e di Utoya. La Norvegia, una nazione dove vorrei vivere, uno dei posti  più belli del mondo, la tappa dei viaggi più belli che ho fatto, dove ho lasciato un pezzo di cuore e che è in cima ai posti dove vorrei tornare,  la nazione che ha reso legge il rispetto delle quote di genere nelle aziende private, che ha uno dei più ricchi fondi sovrani del mondo e che cerca di investire le sue enormi ricchezze rifiutando gli investimenti non etici.





Questo riporta l'ANSA di oggi:

E' un tuffo nell'orrore per ogni norvegese la commemorazione delle stragi di Oslo e Utoya che oggi, ad un anno esatto di distanza, il Paese scandinavo ha deciso di dedicare alle vittime dell'estremista di destra Anders Behring Breivik. E' una nuova dolorosa immersione nell'attacco più sanguinoso al cuore della Norvegia (la sua capitale e la sua gioventù) dalla fine della Seconda Guerra mondiale, ma è anche un'occasione per fare i conti con se stessa e con la sua concezione della democrazia. 
Un anno fa Breivik, 32 anni, cresciuto in solitudine nell'odio contro l'altro - soprattutto se l'altro è musulmano - deciso a impedire che "nel giro di pochi anni non vi fosse più una sola ragazza norvegese bionda" come lui stesso ha detto al processo terminato il 24 giugno, piazzò 950 kg di esplosivo davanti al palazzo del governo nel pieno centro di Oslo. Poi, accertatosi che i suoi obiettivi più ambiziosi si erano salvati, nonostante la morte di otto passanti e il ferimento di altre decine, si rivolse verso il secondo target della sua impresa bellica: l'isola di Utoya che ospitava in quei giorni 600 giovani laburisti.
Sull'isola, circondata dalle cupe acque del nord tra scogli e anfratti, Breivik stanò decine di 'marxisti'. Sessantanove morti e centinaia di feriti è il bilancio del massacro, un decimo dei presenti.

due dichiarazioni tra le moltissime, che ho trovato in Internet:

il primo ministro Jens Stoltemberg: «Reagiremo con più democrazia e umanità» - la parola d’ordine resterà “apertura”.
Bjoern Ihler, un giovane laburista sopravvissuto, ha detto alla France Presse che anche «gli estremisti devono avere voce in capitolo per evitare che si rifugino nella clandestinità. Dopo gli attacchi avevano promesso maggiore apertura, e quindi ciascuno dovrà poter esprimere le proprie idee, anche se estreme. Chi lo pensa può anche criticare l’immigrazione senza per forza essere associato alle stragi del 22 luglio».



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